Le conseguenze della guerra
Le ferite dell’ immaginazione
Per le persone di cultura cristiana la via crucis è un simbolo della sofferenza, imposta con la violenza, contro i più deboli e talvolta contro gli inermi, confermata dall’ indifferenza, dall’ ipocrisia e dall’ opportunismo dei molti. La violenza e l’ ipocrisia furono quelle degli scribi e dei farisei, l’ indifferenza e l’ opportunismo fu quello di Roma. Il popolo era diviso, tra chi sghignazzava e gridava morte al ladro, e chi invece soffriva con quegli uomini che si flettevano e cadevano sotto il peso della croce e covava rabbia e desiderio di libertà… indipendentemente da chi fossero quei poveri esseri sanguinanti, sudati impolverati e dalle vesti stracciate . Alla via crucis, a Roma, Francesco ha messo insieme due famiglie, una russa e una ucraina , sotto il peso della croce, e questo nonostante tante voci contrarie.
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E’ difficile non cogliere il significato simbolico di questo gesto, che non è mettere sullo stesso piano l’ aggredito e l’ aggressore. La distinzione tra aggredito e aggressore è chiaramente presente nella mente di Francesco che si rifa continuamente all’ immagine di Caino che assalta alle spalle Abele. Il gesto della compartecipazione nel sostegno della croce significa che una cosa sono gli esseri umani, gli individui, una cosa sono le strutture del potere, i potenti e i re. Qualche giusto è presente da entrambe le parti, in Ucraina come in Russia, e quel giusto ha una grande responsabilità. A volte, un giusto può riscattare un popolo, può allontanare dalla sua comunità la collera di dio e degli uomini, ma sopratutto non vi è chi non capisca che ci sono russi che soffrono di questa situazione, e che operano per aiutare e, se possibile, per fermare Caino. Pensiamo a cosa successe ai tempi della persecuzione degli ebrei, quanti tedeschi o italiani hanno aiutato gli ebrei senza che nessuno lo sapesse fino a molti decenni dopo, come ha documentato Spielberg in Schindler list Il gesto di fraternità è disarmato e non ha potere se non agli occhi di dio e degli uomini di buona volontà, ma Francesco contro tutto e contro tutti non vuole assolutamente che si perda, che venga cancellato dai fatti, dalle inutili stragi, e dalla disperazione degli aggrediti, entrambe cose che nutrono l’odio. L’ immagine del nemico diventa invasiva e si estende a tutto ciò che è russo, a tutto ciò che condivide qualcosa con l’ aggressore, anche se incolpevole. Il gesto di fraternità rappresenta l’ immaginazione, la capacità di immaginare e di pensare soluzioni diverse da quelle insanguinate, che vediamo ogni giorno. Anche se disarmata, anche se senza capacità al momento di influenzare la realtà, l’ immaginazione resta l’ultima sponda , l’ ultima energia, il seme che qualcosa di diverso possa apparire in questa terra martoriata. Spengere l’ immaginazione é scendere nel baratro, il baratro di violenza dove gli aggressori trascinano anche chi si difende, perché non si può uccidere se non si odia, se non si ha in sé l’ immagine del nemico. Anche l’immaginazione è ferita dalla guerra, e addirittura vuole essere messa a tacere dalla logica delle armi e della prepotenza. Queste ferite sono terribili, perché nella immaginazione c’è il seme della soluzione. Non si vedono soluzioni nel campo di battaglia, tutte le ferite appaiono insanabili. Hanno fatto un deserto là dove c’era grano e prosperità L’ esercito russo ha invaso la Ucraina, e la sta distruggendo, devastando, cancellandola. La resistenza ucraina ha fatto ripiegare i russi su un obiettivo parziale , ma comunque assai importante , che è il controllo della parte Est dell’ Ucraina, il Donbass, tutta la fascia che affaccia sul Mar d’ Azov, e un importante controllo strategico anche sul Mar nero, in particolare attraverso la penisola di Crimea. Questa area completamente distrutta è stata dai russi denazificata e liberata. Questa ferita dell’ integrità ucraina, come potrà essere rimarginata? quante generazioni occorreranno? ci sarà un guerra locale a bassa intensità anche nel caso che ci fosse un’ interruzione delle ostilità, per riconoscimento che continuare a combattere rischierebbe soltanto di mettere l’ Ucraina ancora più in difficoltà e a pagare ancora di più un prezzo alto all’ aggressione russa? La idea che la Unione Europea con la sua civiltà ponesse al riparo dalle guerre di aggressione si è rivelata inconsistente. La Ucraina invasa, e peggio ancora divisa i due è una ferita per l’ Europa. Non intendo dal punto di vista geopolitico, ma dal punto di vista dell’immaginario che l’ Europa ha costruito negli ultimi 70 anni, ovverosia che l’ Europa con la sua civiltà avesse trovato una strada che vivere in pace. Non che questo non sia successo, ma non ha retto più di 70 anni, un periodo lungo credo rispetto ai periodi di pace dei secoli scorsi, ma comunque arrivato al suo termine. Neppur la civiltà delle regole e della convivenza secondo le leggi condivise può garantire la pace come un bene definitivo. Vale a dire un bene che dura nel tempo. Come ogni altro bene degli esseri umani la pace va costruita ogni giorno e non è garantita in sé. Non esiste un eden dove si arriva e si vive in pace per decreto. L’eden è qualcosa che faticosamente va costruito, come quando si costruisce una casa. Non è detto che qualche alluvione o sommovimento imprevisto non distrugga la casa in costruzione, quando meno te l’ aspetti. La caduta dell’ Europa dall’ Eden è una conseguenza di questa guerra, comunque finisca. L’ Europa è in guerra per procura. L’ Europa è in guerra. Per ora è una guerra per procura (diamo le armi agli ucraini), ma la consapevolezza e che siamo in guerra , e forse per molto tempo. La pace necessita anche di armi, oltre che di un forte immaginario simbolico capace di vedere, oltre i fumi infuocati della esplosioni e le macerie, le mani che si tendono tra gli individui di non solo di Ucraina e Europa, ma anche di Ucraina e Russia . Dunque le armi sono irrinunciabili per la difesa, e per portare Putin (ma anche gli Ucraini) al tavolo delle trattative, dove si terrà conto di necessità dei rapporti di forza siul campo, ma anche delle conseguenze nell’ immediato futuro del proseguimento delle ostilità. L’ ONU è stato messo in condizione di non poter agire. Una delle conseguenze più devastanti di questa guerra, riguarda la l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che è apparsa vergine nuda e venduta sul mercato delle schiave da Putin e dalla Russia, che le ha impedito di svolgere la sua funzione principale. L’ ONU fu creata dalla nazioni vincitrici della II guerra mondiale come strumento dei popoli per la regolazione sovranazionale dei conflitti e per impedire il deflagrare di altre guerre mondiali. L’ ONU avrebbe avuto la possibilità di inviare sul luogo del conflitto una forza di interposizione tra i due contendenti, un cuscinetto tra i campi avversi. L’ impossibilità di schierare questo cuscinetto in Ucraina è conseguenza del veto posto all’ ONU da Putin e dal governo russo attuale . Lo statuto dell’ONU, che ha fatto il suo tempo, rivela di essere facile preda dell’ astuzia del tiranno. L’ ONU è stata un costruzione che aveva come scopo di governare le situazioni di tensione e conflitto nel mondo. Finora ha svolto una funzione importante . Ci ha convinto che la comunità dei popoli potesse dare una mano nel sanare i conflitti, che avvengono quando civiltà o interessi economici forti entrano in conflitto. Tuttavia non può agire nella stessa maniera in Ucraina, proprio perché uno dei garanti della pace è diventato il caino del momento, e ha aggredito il fratello (la metafora del fratello funziona, visti i forti legami storici tra ucraini e russi). Il disordine mondiale (con la guerra infinita nelle varie aree del globo) non è in grado di mantenere la pace e si regge su faglie in sommovimento per lo scontro delle potenze e/o delle civiltà. L’ ONU non è il mondo . Tuttavia ad oggi non si è costruita alcuna forza multinazionale in grado di garantire il cessate il fuoco e di lo svolgimento di un ordinato processo di ricostruzione e riorganizzazione dei confini salvando sia le esigenze di indipendenza e integrità dell’ Ucraina che quelle di sicurezza e di accesso al mare della Russia. Oltre al blocco occidentale, ci sono paesi europei che cercano di mantenere un rapporto privilegiato con la Russia, come la Serbia e l’ Ungheria, altri come la Turchia interessati perché attivamente impegnati in politiche di egemonia nel Mediterraneo, altri di grande prudenza, che pensano di trarre grandi vantaggi dall’ indebolimento dei contendenti sul fronte Ucraino, come la Cina e forse anche l’ India. IL profilarsi a breve di un rischio alimentare mondiale perché il grano ucraino è bloccato nel porto di Odessa e non può raggiungere i paesi africani da da questo grano dipendono potrebbe essere una situazione che obbliga il mondo stesso , o almeno alcuni paesi ad un’ azione diretta verso alcune limitazioni nelle ostilità che permettano il regolare flusso del grano. Su questa strada in particolare, il Governo italiano spera di trovare consensi per un’ azione internazionale di controllo. Sergio Mattarella ha indicato espressamente nell’ accordo di Helsinki del 1975 (firmato in occasione della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, che ridusse in modo significativo le tensioni della guerra fredda e migliorò le relazioni tra il blocco comunista e quello occidentale, firmato anche dalla Russia) il contesto giuridico all’ interno del quale cercare una soluzione. Ma quell’accordo, ricorda lo stesso Mattarella, è stato violato dalla Russia con l’ invasione dell’ Ucraina. Il decalogo di Helsinki è 1) Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti la sovranità; 2) Non ricorso alla minaccia o all’uso della forza; 3) Inviolabilità delle frontiere; 4) Integrità territoriale degli Stati; 5) Risoluzione pacifica delle controversie; 6) Non intervento negli affari interni; 7) Rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo; 8) Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli; 9) Cooperazione fra gli Stati; 10) Adempimento in buona fede degli obblighi di diritto internazionale. Non ho citato finora gli USA, anch’ essa firmatari del trattato di helsinki. Anche loro stanno facendo la guerra alla Russia per procura in Ucraina. Il loro obiettivo è rovesciare il regime autoritario russo. I contrasti tra USA e Russia si sono andati acuendo dopo il 2014, in diverse situazioni, tra cui, oltre i fatti del 2014, la uscita della Russia dal G8, e le accuse americane ai russi di interferenza nelle elezioni che portarono all’ elezione di Trump. Il mondo è diviso in regimi democratici e autocratici. Non sto dicendo in buoni e cattivi, desiderabili o indesiderabili. Sto dicendo due regimi diversi il cui modo diverso di funzionare è sotto gli occhi di tutti. I regimi democratici hanno invaso arbitrariamente l’ IRAQ (2003); il regime autoritario saudita sta massacrando lo Yemen. La Russia cerca di mantenere il controllo su stati che confinano con lei in aree strategiche. Gli scontri, presenti lungo una lunga faglia dall’Iran al Medio Oriente al Mediterraneo sono arrivati ora anche nel cuore dell’ Europa, al mar Nero e in Ucraina. Per non parlare delle guerre in Africa. Gli esperti parlano di imperialismi a confronto. Questo scenario di guerre a pezzi ricorda guerre più antiche tra popoli, regni, imperi , dagli Egizi alla colonizzazione delle Americhe , e alle grandi guerre europee del XVII secolo, all’ origine della formazione dei primi grandi stati nazionali europei. Tornando al popolo ucraino ne stiamo ammirando il grande eroismo, la dedizione ai valori della propria autonomia, nella difesa dall’ invasore anche a costo della propria vita. Il popolo russo ci viene descritto solidale con il suo governo, nella maggioranza, memore di una cultura imperiale della Russia, che apparterrebbe non solo a Putin e al suo entourage, ma anche al popolo. Eppure nell’ intimo della nostra cultura di Europei, io credo, i Russi sono fratelli. La loro cultura appartiene alla storia dell’ Europa. Ci sono sempre stati forti scambi culturali e di commerci tra Russia e Europa, e sopratutto va ricordato che le nazioni Europee in passato hanno invaso la Russia con obiettivo Mosca, per ben due volte. I russi sono nati in Russia e respirano fino da piccoli la cultura, le abitudini il contesto in cui crescono. Le persone di buona volontà seppure non condividano la cultura autocratica e imperialista del governo, cercano sopratutto di vivere , devono vivere in pace con i loro concittadini , con gli altri della loro comunità. Lavorano in silenzio, coltivando magari la llibertà della loro mente. Temono anche che manifestare dissenso possa pregiudicare la vita tranquilla della loro famiglia o il loro lavoro. Insomma c’è un acquietamento Molti durante il nazismo o il fascismo facevano lo stesso, e cercavano di mantenere viva la fiammella della libertà soprattuto nel loro intimo. La diplomazia è in una impasse, ma è assolutamente necessario che si facciano progressi ad alto livello in questa direzione, e che questi progressi considerino l’ Ucraina protagonista della sua storia e non parte sconfitta, senza voce in capitolo sulle terre già devastate e occupate dai russi Poiché nessuna soluzione rigenera un Eden , facendo andare a ritroso nel tempo l’invasione russa, bisogna avere ben chiaro cosa succederà domani in conseguenza delle nostre azioni di oggi. Le trattative sarebbero state molto più promettenti prima che la guerra scoppiasse. Adesso esse non possono in alcun modo – e non devono -cancellare il peccato originale dell’ invasione russa. Tuttavia cosa c’è da aspettarsi se non trattative, discrete e ad alto livello, che saranno forse possibili quando le parti in gioco capiranno che hanno solo da perdere dal proseguimento del combattimento? Questo vuol dire tra l’ altro che la resistenza ucraina va sostenuta il più possibile e fino all’ ultimo minuto. I fatti atroci che sono avvenuti sono lì come macigni. Potranno i negoziatori trovare spiragli che facciano cessare le distruzioni e ricostruiscano una lenta strada verso la dignità e la pace? Ci sono forze multinazionali che potrebbero agevolare questo processo di negoziazione, Nel cui contesto si possa cercare una interruzione delle ostilità in Ucraina? Come abbiamo già visto Mattarella ha indicato nell’ accordo di Helsinki il quadro legislativo di riferimento per i negoziati. Le grandi potenze hanno delle responsabilità. Si devono creare degli organismi o degli accordi multinazionali, che permettano ai paesi terzi di interporsi rispetto ai conflitti locali, ma non solo al momento in cui scoppia la guerra. Ci dovrebbe essere un terreno sempre aperto per l’ appianamento dei conflitti ancora prima che diventino guerra o aggressione. 30 maggio 2022